di Simon Larocca
10/01/2024
Per molti la PlayStation segnò il passaggio tra il vecchio e il nuovo, tra il mondo del videogioco arcade diffuso prettamente attraverso i cabinati nei bar e nelle sale giochi, e quello che sarebbe diventato, proprio grazie all'introduzione della killer console per eccellenza, un nuovo universo di intrattenimento videoludico domestico tutto da scoprire.
Non mi sono dimenticato, ovviamente, delle console a otto e a sedici bit di casa Nintendo e Sega, né del Dreamcast e la sua sfortunata e immeritata parabola discendente, ma è un dato di fatto che la PlayStation abbia settato nuovi standard, nel bene e nel male.
E io, nel bene che la console Sony ha seminato negli anni, ci infilo a mani basse Oddworld: Abe's Oddysee, uno dei titoli più conosciuti e giocati di sempre e che vide il debutto nel 1997 della mascotte PlayStation di quegli anni. Sto parlando dell'alieno-schiavo-lavoratore Abe, ovviamente!
Nel mondo immaginato dagli Oddworld Inhabitants, sviluppatori dalla creatività dilagante e che recentemente sono tornati sulla cresta dell'onda proprio con la saga sopracitata, Abe e i suoi compagni Mudokon vivono in un pianeta dove il lavoro non rende affatto liberi e la società fortemente industriale non ha altri obiettivi che il profitto e lo sfruttamento.
L'odissea di Abe prende forma nel momento in cui, per caso, scopre che il prossimo menù dell'azienda in cui lavora sarà a base di Mudokon proprio come lui! Da questo momento, Abe farà di tutto per liberare se stesso e i propri compagni da un destino orribile, senza sapere che il suo atto di ribellione, come spesso succede quando un singolo coraggioso decide di prendere in mano la sua esistenza, darà il via a una sequela di eventi che cambieranno le cose per sempre nel suo pianeta.
Forte di un gameplay per l'epoca innovativo e una progressione di trama a scorrimento orizzontale come i più bei titoli arcade 2D di qualche anno prima, Oddworld: Abe's Oddysee rivoluzionò il concetto di platform e puzzle game, ibridando i due generi in un connubio assolutamente perfetto, senza però far venire mai l'elemento più caratteristico: il divertimento.
Giocare a questo titolo, infatti, è un'esperienza favolosamente divertente: ore e ore in cui vi scervellerete nell'evitare di far morire Abe nei modi più disparati, e nonostante questo anche a voi, come successe a me, scapperà una risata all'ennesimo frullato di alieno, prima di ricominciare dal punto precedente e tentare nuovamente la sorte.
La difficoltà crescente del gioco si accompagna a una graduale e piuttosto ben bilanciata curva di apprendimento, il tempismo nei movimenti e nelle pressioni dei tasti che vi permetteranno di evitare trappole e nemici migliorerà con il trascorrere dell'esperienza di gioco, anche se certi meccanismi non saranno così immediati, soprattutto in determinati punti del gioco: personalmente ho sempre trovato questo primo Oddworld un esempio gratificante di giocabilità, ostico quanto basta per garantire un minimo di sfida.
La storia di Abe è quanto di più profondo si poteva ammirare su schermo all'epoca, ma ha resistito fino a oggi con il suo messaggio controcorrente e una critica feroce, anche se abilmente mascherata dalle espressioni buffe del suo iconico protagonista, al conformismo e all'omologazione, oltre che allo sfruttamento sul lavoro, problematiche ahimè quanto mai attuali nella società in cui viviamo.
Pro
Ibrido ben riuscito tra platform e avventura con elementi puzzle ben congegnati
Abe è l'avatar ideale, buffo e di una purezza disarmante, perfetto per mostrare ai giocatori l'iniquità dell'ambientazione distopica
Giocabilità che invoglia ad andare avanti e a scoprire ogni segreto
Contro
Anche se la curva di apprendimento è bilanciata, la presenza di alcuni enigmi e sezioni di gioco ostiche vi metteranno a dura prova
Al di fuori di Abe, gli altri personaggi del gioco sono meramente elementi di sfondo
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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