30 anni di PES il cuore di un'evoluzione ha la forma di un pallone

30 anni di PES il cuore di un'evoluzione ha la forma di un pallone

Premi start

di Simon Larocca

23/09/2025

Il pallone contro il muro di cemento, il rimbalzo rintocca sull’asfalto del cortile come lancette di un orologio che scandiscono il tempo della pausa compiti, e poi ancora un calcio, muro, colpo di tacco e ancora muro. Io ho portato il pallone, io faccio le squadre, tu con me, tu con lui, palla o campo?

È iniziata così, per tutti noi che con i dribbling e i gol ci siamo innamorati un po’ di più della nostra infanzia. Poi è arrivato Kick Off di Dino Dini, un nome da supereroe dei fumetti, Goal! per NES e tra un palla-muro e l’altro, abbiamo indossato scarpini e parastinchi anche in soggiorno. 

Titoli votati al divertimento arcade spesso eccessivo, che del realismo se ne fregavano bellamente, tuttavia le evoluzioni passano prima dalle rivoluzioni, così Konami tentò la sorte: Winning Eleven, simulazione calcistica che nel 1994 fece scendere in campo i giapponesi con passaggi misurati, tocchi di prima e tiri potenti che non assomigliavano più al Tiro della Tigre di quel tamarro di Mark Lenders, bensì colpi precisi da gestire con rigore e tanto, tantissimo allenamento.

Lo chiamarono International Superstar Soccer su SNES. Ma, almeno qui da noi, prese piede la versione successiva su PlayStation, in copertina la grinta di Ince che si contrapponeva al nostro ‘Penna Bianca’ Ravanelli: Iss Pro ’98 spazzò via ogni dubbio su quale doveva essere la rotta da seguire.

A distinguerlo dall’eterno rivale Fifa, poneva l’accento sull’approccio alla partita con tutti i setting necessari per viverla e giocarla, al meglio: si aveva la portentosa sensazione di essere davvero in controllo del match, a seconda delle tue capacità tecniche e abilità manuali. Tatticismi studiati alla lavagnetta, strategie d’attacco e difesa pensate con criterio, settaggio dei tasti rapidi per adeguare lo stile di gioco in base a ciò che succede in campo nell’arco dei novanta minuti: tutto questo è sempre stato il marchio di fabbrica della serie.

Ed era solo l’inizio.

In questi mesi si festeggiano i trent’anni di PES, acronimo nato come ponte per il futuro: Pro Evolution Soccer, un nome che è promessa di divertimento con l’aspetto più importante di tutti, la ricerca spasmodica del realismo 1 a 1.

Le imprese più emozionanti sono quelle impossibili per definizione, quindi così come non si può tornare indietro nel tempo e modificare la traiettoria balistica del calcio di rigore più famoso e sfortunato della storia in Italia-Brasile ’94, allo stesso modo nessun gioco di calcio è riuscito ancora a restituirci l’iperrealismo che abbiamo sempre desiderato.

Ma Pes ci è andato vicino, tanto così.

Negli ultimi anni, si è trasformato ancora una volta, mutevole come l’asgardiano Loki e altrettanto sagace nel trovare nuove forme per nuove tipologie di giocatori: oggi lo conosciamo come eFootball ed è giocabile esclusivamente online.

Ma io ricordo ancora la bellezza di Pes 3, la gestione tattica ai massimi livelli di Pes 4. Io ricordo, io c’ero quando Pes 5 spopolava in tutto il mondo con i suoi passaggi calibrati, la barra di potenza del tiro che se premevi troppo sparavi il pallone alle stelle, i numeri di Ortega, le bordate terra-aria dell’imperatore Adriano e le marcature a uomo che funzionavano.

Giocare con gli amici o sfidare l’intelligenza artificiale imbarcandoti nella gloriosa Master League, con Castolo a fare reparto da solo in attacco.

Iss Pro, Pes, Winning Eleven, eFootball.

Cambia il vestito, ma non il cuore pulsante di un gioco che rimarrà sempre dentro di noi e che continua a essere celebrato ovunque, sia online che giocando spalla a spalla come ai vecchi tempi.

E lo ammetto, da quel giorno lontanissimo in cui davo calci al pallone, nei cortili di Corso Dante in quel di Asti, sono cresciuto; lo specchio e le ossa scricchiolanti non mentono, ma la voglia di competere e giocare nel nome di un sogno, sempre con me, sempre con noi, quella no, non invecchierà mai.

Buon trentesimo compleanno, Pes. Per nuovi calci d’inizio, insieme.

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Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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