di Simon Larocca
25/09/2025
Quello dei collectibles è un mercato che sta fiorendo ormai da molti anni. La sua portata ha generato un interesse globale che lo sta tuttora elevando verso territori inesplorati e suggestivi.
I collectibles rappresentano un’opportunità dalle molte sfaccettature, sia per collezionisti che case d’aste, aziende e società che si occupano di grading.
Quando si parla di collectibles, si intendono quei beni che vengono ricercati e conservati non tanto per la loro utilità a livello pratico, quanto per il valore affettivo e storico che rappresentano.
Valore che viene determinato da tutta una serie di parametri fortemente connessi al periodo in cui sono stati prodotti, oppure (per esempio) l'edizione speciale in cui sono contenuti e altri possibili fattori strettamente legati al collezionista, l'aspetto emotivo se così vogliamo definirlo.
Il mercato dei collectibles, come accennavamo prima, ha raggiunto dimensioni talmente vaste da rivestire un settore a parte, capace di impattare negli indici di Borsa e spostare equilibri: carte sportive e carte da gioco, così come action figures e magliette da calcio di giocatori famosi, oltre le iconiche palle da baseball autografate da giocatori professionisti, ecc.
In un interessante contenuto visionato sul profilo instagram di Kevin O’Leary, l’imprenditore canadese che da molto tempo si sta interessando anche ai memorabilia, si parlava del fenomeno dei Labubu, quella sorta di peluche con le orecchie a punta prodotte da Pop Mart diventati popolarissimi grazie al tam tam mediatico sui social.
La riflessione di O’Leary in realtà è andata ben oltre, ragionando sull’orientamento attuale del mercato dei collectibles e di come si sia evoluto esponenzialmente: «Ho iniziato a guardare i dati del mercato degli ultimi otto anni, e quello che mi ha davvero colpito sono state le carte sportive da collezione.»
Il riferimento è preciso e puntuale, perché i numeri che vertono intorno alle carte sportive sono estremamente interessanti: secondo i dati analizzati da Market Decipher, l’attuale mercato delle carte collezionabili è stimato in un valore di 33 miliardi di dollari. Le aste online battono quotidianamente pezzi vintage e carte speciali e rare (spesso uniche, in realtà) come il famoso caso della card firmata da Michael Jordan e Kobe Bryant, venduta a quasi tredici milioni di dollari.
A braccetto con i collectibles dal mercato fortemente in espansione, si affiancano servizi di grading che permettono non solo l’autenticazione del bene in oggetto, analizzato attraverso severi parametri, ma anche la sua preservazione: The Games Market, per esempio, fornisce questo servizio che preserva l’oggetto fisico e ne accresce il valore nel tempo, rispettandone l’identità e la storia
Aste online e scambi privati sono all’ordine del giorno, come racconta ancora O’Leary nel suo intervento, «circa 380-400 milioni di dollari al mese di carte che vengono scambiate.» L’interesse dell’imprenditore riflette il trend che sta già prendendo piede e rappresenta la sfida più stimolante, per gli addetti ai lavori e alle asset class alternative (come O’Leary le definisce): l’individuazione preventiva di quelle carte o serie di carte che potrebbero subire una forte richiesta in futuro.
Anticipando i tempi, costruisci il business, potremmo dire, tuttavia la chiave di lettura è un po’ più complessa e articolata di così.
I collectibles negli ultimi anni sono diventati oggetti da investimento con la proliferazione delle piattaforme online di riferimento dove acquistare, vendere e scambiare, inoltre la divulgazione sistematica offerta da content creator, streamer e personalità social di spicco (spesso anch’essi investitori oltre che appassionati) ha consentito a chiunque, potenzialmente, di entrare in un mercato che anche qui da noi sta crescendo, entro confini che sono ancora tutti da definire.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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