di Simon Larocca
23/05/2025
Socializzare attraverso il gioco. Si tratta del metodo universale di integrazione più antico di sempre, risalente ai primi esseri umani che hanno calcato il pianeta, quando ancora il fuoco non era altro che un’idea astratta, paragonabile alla voce divina al di fuori della caverna di Platone.
Il Gioco, inteso come primo e insostituibile mezzo social, diventa così strumento di condivisione e portatore di benefici: l’evoluzione del Videogioco, nel corso dei decenni, si è affiancata alle attività ludiche “analogiche” preesistenti assumendo così significato, un bacino da cui attingere pieno di possibilità.
Alcuni studi più o meno recenti (in realtà fin dai tempi di Ultima e persino con l’uscita del primo Super Mario Bros specialisti ed educatori avevano iniziato a parlarne) hanno dimostrato quanto siano efficaci e di ampio respiro i benefici apportati dall’uso consapevole del Videogioco.
Così come per ogni apparecchiatura elettronica data in mano ai nostri ragazzi e bambini non sia di per sé da demonizzare bensì da moderare, anche console e personal computer possono elevarsi a qualcosa di più, e meglio, di semplici tools per intrattenere i figli a tavola. Ma non solo: il binomio ambiente famigliare e l’ausilio dei videogiochi danno forma a un clima dedito alla condivisione, nonché sfera di crescita personale per i bambini che finalmente possono giocare liberamente, insieme ai propri genitori, fratelli e sorelle.
Il pensiero, quando si parla di consapevolezza e gestione videoludica all’interno di dinamiche famigliari, non può che correre verso Nintendo, che con la sua ibrida Switch prima e la nuova seconda versione da poco in commercio, ha accentrato lo spirito che da sempre è motore della sua line up videoludica. Ricordate la Wii, vero?
Wii ovvero we, noi in inglese, un concetto semplice e potente, capace di racchiudere in sé tutto ciò che serviva per riunire intere famiglie davanti a uno schermo a smanettare, tutti insieme. Il miglioramento sensibile delle abilità cognitive dei ragazzi è provato, così come lo spettro di tutti gli aspetti della socializzazione esistenti viene ampliato con risultati strabilianti.
Nessuna esclusione, parliamo di titoli di ogni genere, dagli sparatutto ai simulatori sportivi, dai platform che permettono un incremento della coordinazione mano-occhio fino ai cooperativi che, come dice il nome, aiutano a migliorare il lavoro di squadra: una pletora di stimoli continui che apporta proprio quei benefici di cui parlavamo all’inizio.
Ma è davvero tutto oro quel che luccica? In un’epoca di nativi digitali, dove fin dalla più tenera età ci si ritrova a maneggiare cellulari, digitare su tastiere virtuali e scrollare schermi che sparano immagini, luci e suoni senza alcun (purtroppo molto spesso) controllo preventivo degli adulti, il Videogioco visto come strumento consapevole quanto può davvero ancora fare la differenza?
Tanto. Anzi, tantissimo.
Al di là delle emozioni che è in grado di far provare con le avventure narrative, pensate anche per il pubblico giovanissimo e non soltanto i giocatori più grandi, giocare ai videogiochi all’interno del nucleo famigliare garantisce prima di tutto interazioni sane e consapevoli. Se trenta o quarant’anni fa gli unici alleati di genitori e professori erano i libri su carta e, con riserva, il mezzo televisivo, oggi le cose sono drasticamente cambiate: in ogni casa vi sono tablet, smart tv e cellulari che oramai fanno le veci dei computer.
I nostri figli sono sovrastimolati, bombardati letteralmente da ogni supporto tecnologico e quindi sì, il Videogioco usato in maniera bilanciata in famiglia restituisce l’esperienza educativo-ludica di cui abbiamo decisamente bisogno, oggigiorno. Esperienze talmente positive che si è iniziato a parlare anche di Terapia del Videogioco, nell’ambito della preservazione della salute mentale.
Coinvolgersi reciprocamente, genitori e figli, ma senza dimenticare il valore dei libri e il sottile piacere, quando si sfogliano le pagine ingiallite dal tempo, di rendersi conto che non importa se teniamo in mano un joypad o un libro, perché tanto sono entrambi portali incredibili che regalano l’accesso a mondi che ci faranno stare meglio.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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