Crossmedialità! Multiverso Mediatico e il ruolo del Videogioco

Crossmedialità! Multiverso Mediatico e il ruolo del Videogioco

Nuovi record!

di Simon Larocca

04/07/2025

L’avvento delle piattaforme streaming e la loro diffusione capillare ha portato con sé una miriadi di novità interessanti, nell’ambito dell’intrattenimento domestico: la cultura pop e il suo retaggio social(e), a metà tra la nostalgia e il bisogno di ritrovare nuovi stimoli per fruire di storie capaci di appassionarci, ne hanno beneficiato grazie a un linguaggio universale capace di parlare a chiunque, bambini, adolescenti e adulti.

Il concetto di Progetto Crossmediale è diventato, ormai da qualche anno, la nuova frontiera del divertimento per gli utenti che ne fruiscono, e una pentola d’oro da cui attingere per creativi, imprenditori e aziende proprietarie di IP (proprietà intellettuali) amate dal pubblico in ogni loro forma.

E infatti di forme differenti stiamo proprio parlando: crossmedialità per definizione significa connettere due o più mezzi di comunicazione l’uno con l’altro, in modo che “parlino” la stessa lingua attraverso strumenti diversi ma complementari.

Nell’ambito videoludico, la questione diventa più specifica perché stiamo parlando di un titolo principale che, diramandosi in molteplici media di natura diversa da quello originale, crea nuove linee narrative che attingono dal mondo di riferimento.

In parole povere, pensiamo al Marvel Cinematic Universe, dove personaggi e film ambientati nello stesso universo supereroistico raccontano una storia corale collegata da filoni e trame che convergono. O, come ricorda Lisa Burgess, responsabile dei progetti per bambini e ragazzi di Netflix, IP come Peppa Pig, The Elecric State, Squid Game e il visionario Black Mirror, «sono crossover ancora più efficaci quando si tratta dei ragazzi, un pubblico molto diverso da quello degli adulti». Questo perché mentre l’adulto potrebbe discernere il gioco dalla serie tv o il film, appassionandosi solo a uno tra questi media, discorso diverso vale per bambini e ragazzi, molto più inclini alla scoperta, a voler uscire dalla zona di comfort del cartone animato con la propria eroina preferita per approdare al videogioco in cui la potrà ritrovare e interpretare, grazie a uno stortytelling che punta all’immersività, parola chiave del Videogioco moderno. 

Attraverso serie televisive, albi a fumetti speciali, lungometraggi e, appunto, prodotti videoludici pubblicati su console, cellulari e addirittura sulle piattaforme streaming, il processo di storytelling si incrocia (Cross-medialità, appunto) con altri, permettendo in questa maniera ai nuovi utenti di sondare e utilizzare punti d’accesso nuovi con i quali fruire dell’opera, mentre i “vecchi” appassionati hanno ancora la possibilità di restare nel mondo conosciuto con il videogioco che hanno giocato e amato, addirittura espandendone l’universo (e quindi l’interesse).

Prima ho citato The Electric State, il film di Netflix che vede un manipolo di umani alle prese con intelligenze artificiali e robot ribelli in cerca di libertà: all’interno del film viene menzionato un videogioco fittizio in cui il giocatore interpreta la versione in pixel del robot protagonista, titolo che Netflix ha prontamente sviluppato ed è scaricabile dalla piattaforma per essere giocato su cellulari.

Cinema e videogiochi si parlano da sempre, fin dai primi tentativi maldestri di produzioni integrate (Super Mario Bros negli anni 90, per esempio), ma negli ultimi anni i progetti crossmediali sono strutturati con piani a lungo termine: pensiamo ad Arcane e League of Legends, Halo o la sempiterna Lara Croft con film, serie tv e titoli sviluppati appositamente su cellulare nel mondo di Tomb Raider.

Non a caso ho coniato il termine Multiverso Mediatico, dove il Videogioco si inserisce oggi con molti meno pregiudizi vigenti in passato, sfruttando potenzialità infinite che stiamo, finalmente, iniziando a scoprire.

author

Simon Larocca

Scrittore e socio di Retroedicola Video Club

Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.

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