di Simon Larocca
15/12/2023
Quando i cabinati dominavano il mondo.
Negli Anni Novanta le spedizioni nei bar e nelle sale giochi da parte di orde di ragazzini erano all'ordine del giorno: portafogli con tante monete sonanti per i gestori dei locali, che facevano di tutto per accontentare i gusti dei loro piccoli ma affezionati clienti.
Tra loro c'ero ovviamente anche io, e se c'era un gioco che veniva preso d'assalto e per il quale dovevi fare la fila prima di poterci giocare, era di sicuro lui, Double Dragon, il videogioco di combattimento a scorrimento laterale forse più famoso della sua generazione.
Giocare a Double Dragon su cabinato era un'esperienza speciale e ovviamente differiva molto dalla sua controparte casalinga, la conversione per console che per forza di cose perdeva qualcosa a livello di fascino e coinvolgimento: combattere contro i famigerati Black Warriors fianco a fianco con un amico, in piedi e spalla a spalla, ancora oggi credo non abbia prezzo.
Il titolo arrivò da noi grazie all'onnipresente Taito, casa di produzione arcade che ci aveva già regalato classici senza tempo come Bubble Bobble: l'anno era il 1987 e quel periodo per la diffusione dei cabinati era a dir poco d'oro, con i gestori dei bar che facevano letteralmente a gara per accaparrarsi i giochi più belli il più a lungo possibile. Non dimentichiamo, infatti, che il "circuito" dei cabinati soprattutto in Italia era regolato dall'affitto delle macchine, troppo costose da acquistare in pianta stabile evidentemente.
La trama di Double Dragon è, come tutti gli arcade che si rispettino, immediata e semplice, pronta per gettare i giocatori nella mischia senza troppi fronzoli: da una parte i Black Warriors che rapiscono l'amica di Billy e Jimmy Lee, fratelli combattenti che ovviamente non ci stanno e decidono di dare una volta per tutte una bella ripulita alle strade di una New York post-apocalittica e ormai allo sbando.
La sostanziale differenza tra questo titolo e molti alti suoi colleghi del tempo consiste nella gestione di un 2D che non è proprio tale, dal momento che ci si può muovere lungo l'area di gioco in tutte le direzioni di un'ipotetica croce direzionale, appunto.
Questo elemento del gameplay è fondamentale, perché concede al giocatore un'ampia libertà di movimento e la possibilità di attuare strategie di approccio e ingaggio dei nemici svariate, agendo in sincronia con l'eventuale "secondo giocatore" nella partita.
Quante volte abbiamo preso per sbaglio alle spalle il nostro compagno, mettendolo alla mercé di pugni e calci nemici? C'è chi dice "tante" e chi invece mente. Ma anche questo fa parte del divertimento senza tempo di Double Dragon, capolavoro che ebbe ben due seguiti, un picchiaduro a scontri e addirittura un adattamento cinematografico che purtroppo, ahinoi, non rese certo giustizia al videogioco.
La varietà di mosse disponibili non è così ampia, eppure è ben integrata nell'economia degli scontri e prevede pugni e calci oltre a un paio di prese, ovviamente in stile guerriero della strada dove l'eleganza lascia spazio all'efficacia.
Gli effetti sonori sono fantastici e restituiscono perfettamente la sensazione devastante di impatto tra nocche e nasi dei nemici, tuttavia una menzione doverosa va alle musiche del gioco: la colonna sonora di Double Dragon, infatti, è quanto di più esaltante ed epico si possa ascoltare durante una partita e galvanizza i giocatori facendoli sentire davvero i protagonisti della storia.
Double Dragon si distingue dalla massa anche e soprattutto per un plot-twist nel finale che, all'epoca, lasciava letteralmente basiti: per chi non l'avesse ancora giocato non rovinerò la sorpresa, tuttavia posso affermare che gli sviluppatori furono coerenti con l'ambientazione del gioco: Double Dragon inizia con i pugni e con i pugni, in qualche modo, deve finire.
Il cabinato da recuperare costicchia parecchio e direi che non è proprio comodo per casa, per questo vi consiglio la versione per NES se volete recuperarla...
Pro
Co-op immediato, divertente e perfettamente bilanciato! Giocare in due è portentoso
Gameplay innovativo all’epoca e attuale anche oggi: l’esaltazione in un picchiaduro
Colonna sonora eccezionale e coinvolgente
Contro
Di per sé, il gioco è piuttosto breve
Troppi nemici sullo schermo creano un po’ di caos in alcune fasi di gioco, soprattutto in co-op
Il ponte spezzato: impossibile non odiarlo
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
Simon Larocca
Scrittore e socio di Retroedicola Video Club
Mi chiamo Simon Larocca, e sono un videogiocatore, collezionista e amante della cultura pop in tutte le sue forme. Vado al cinema ogni volta che posso, leggo da quando porto gli occhiali, quindi da sempre, e ho la passione per lo storytelling in tutte le sue forme, così dirompente da farla diventare una professione. Ma come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, non ci sarebbe presente se non si guardasse al passato con rispetto e ammirazione, ed è il Simon bambino di più di trent’anni fa, anno più anno meno.
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